sottigliezze

Esplicitamente sono poche le persone che affermerebbero a cuor leggero di essere razziste, sessiste, omofobe, transfobiche o abiliste: gli atteggiamenti che apertamente svalutano altri gruppi sociali sulla base di caratteristiche fuori dal loro controllo sono tendenzialmente oggetto di auto-censura; non sta bene dichiarare di essere convinti che una persona sia inferiore perché africana, omosessuale, donna o con Sindrome di Down. Questo però non significa che il problema di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni sia risolto.


Anche il linguaggio della giurisprudenza distingue tra forme old-fashioned di pregiudizio e forme moderne: la caratteristica di queste ultime è che, sebbene non si manifestino attraverso abusi, molestie, violenze, vengono esercitate in modo implicito, poco visibile, spesso anche agli stessi attori sociali. Emblematico in tal senso è il lavoro di Dovidio, Kawakami e Gaertner (2002) pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, in cui gli autori misurano diverse dimensioni degli atteggiamenti durante un’interazione tra caucasici e afroamericani:
  • il pregiudizio esplicito, misurato con una scala apposita (la Attitude Toward Blacks Scale di Brigham, 1993);
  • il pregiudizio implicito, misurato con un decision task preceduto da un priming;
  • l’amichevolezza percepita, rilevata con una scala apposita;
  • l’amichevolezza osservata, rilevata da osservatrici e osservatori addestrati che codificavano i comportamenti non verbali degli astanti.
I risultati mostrarono come l’amichevolezza percepita sia legata al pregiudizio esplicito, ossia le persone bianche pensano di essere più o meno amichevoli nei riguardi di quelle di colore in base alle posizioni prese in modo esplicito: quando una persona è dichiaratamente razzista, percepisce la propria amichevolezza inferiore e viceversa. I risultati mostrano anche come l’amichevolezza osservata dipenda invece dal pregiudizio implicito, cioè le persone bianche sono in effetti più o meno amichevoli nei confronti di quelle di colore senza accorgersene, e questo è legato ad altri fattori di cui non sono consapevoli.




In altri termini, il pregiudizio razziale non è solo quello dichiarato, ma anche quello agito inconsapevolmente; il comportamento non verbale può tradire l’esistenza di un atteggiamento razzista di cui i soggetti stessi non sono a conoscenza. Il pregiudizio è una condizione estremamente pervasiva, e si manifesta in modo esplicito o, appunto, sottile. 

È un fatto importante se si pensa alle ricadute giuridiche. In un articolo pubblicato sullo Standford Journal of Civil Rights and Civil Liberties, Chew (2010) analizza gli strumenti giuridici a disposizione dei giudici per riconoscere i casi di razzismo sottile: senza simili strumenti, infatti, il rischio è di non vederlo. Secondo Fairchild (2018) il fuoco del razzismo non si è mai spento, il razzismo sottile ne rappresenta le braci sempre accese, e l’importanza dell’affrontarlo sul piano scientifico e politico sta nel fatto che il razzismo sottile, con condizioni favorevoli, può trasformarsi facilmente in razzismo manifesto.

Dovidio, J. F., Kawakami, K., & Gaertner, S. L. (2002). Implicit and explicit prejudice and interracial interaction. Journal of Personality and Social Psychology, 82(1), 62–68. https://doi.org/10.1037/0022-3514.82.1.62

Fairchild, H. H. (2018). Modern-day Racism Masks its Ugly Head. In Social Psychology and World Peace: a Primer, 213.


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