può essere meglio di così



«Sono qui fuori. Ti chiedo scusa, ma ho avuto un attacco di panico e non riesco a scendere dalla macchina». A scuola le dicono che si focalizza troppo sui dettagli. Studia tutto il pomeriggio, spesso anche la sera, ma al momento dell’interrogazione non riesce ad aprire bocca.

L’ansia è paralizzante. «Ho aperto il dizionario di latino e ho subito iniziato a piangere« mi racconta R. Il commento dell’insegnante? «Prenderai 3, se non riesci a tradurre la versione». R. continua a piangere, più silenziosamente stavolta, e consegna in bianco il foglio protocollo.

«Be’ sì, immagino di non essere così intelligente come pensavo« mi dice L., primo anno di liceo. Ha sempre avuto buoni voti senza studiare e adesso che è alle superiori non sa da che parte cominciare quando apre i libri. Non sottolinea mai quando studia. «Tanto finirei per evidenziare tutta la pagina» dice.




«Ho preso 7» mi dice M., un po’ sconsolato. E non sei contento? gli chiedo. «A me andrebbe anche bene, ma per i miei genitori non mi sono impegnato abbastanza». 

Me li ricordo bene gli anni delle superiori. La sensazione di impotenza, le notti insonni, le lacrime in metropolitana prima di arrivare a scuola, gli attacchi di panico nei bagni con il solo conforto di una voce amica dall’altro lato della porta. E poi gli amici, gli hobby, la famiglia e le centinaia di richieste che si accumulano e che fanno sentire sommersi, fuori controllo, senza una via d’uscita. Per i ragazzi di oggi più che mai si aggiunge anche la pressante minaccia della pandemia, della guerra, della crisi climatica.

Sono decine le conversazioni come quelle raccontate sopra che ho avuto nell’anno e mezzo in cui ho lavorato nel servizio di Empowerment Scolastico di piperà. Non facciamo ripetizioni, dico e ripeto ai genitori che chiamano per avere informazioni. I ragazzi non vengono da noi per fare i compiti, ma per costruire il loro metodo per fare i compiti



A scuola ci hanno insegnato a leggere, a scrivere, a contare, ma non ci hanno mai insegnato a studiare.

Nell’Empowerment Scolastico, i ragazzi sono i protagonisti. Capiamo insieme quali sono le aree più critiche e cosa invece funziona molto bene; lavoriamo sull’organizzazione dello studio, del tempo, sulla gestione dell’ansia, sul metodo; sulla relazione con gli insegnanti, sul mantenere la motivazione, sulla cura dello spazio; identifichiamo degli obiettivi che siano chiari e realizzabili, specifici per ognuno.

Il contesto è accogliente e comunitario: spesso due ragazzi e due tutor lavorano contemporaneamente allo stesso tavolo, ed è così che risulta valorizzato anche l’aspetto di socializzazione e di condivisione delle esperienze. In questo momento storico, è fondamentale che i ragazzi sappiano di non essere soli. Anche la relazione che si instaura con il tutor è un punto di forza.

Certo, nel frattempo studiamo e facciamo i compiti. Ma l’obiettivo, insito nel concetto di empowerment, è di fornire degli strumenti che diano autonomia e senso di padronanza ai ragazzi, cosicché possano poi fare da soli.

Un percorso di empowerment scolastico rappresenta uno spazio per prendere fiato quando ci si sente fuori controllo, quando la scuola diventa una minaccia al benessere, quando si sente di avere perso la direzione. È normale incontrare un periodo di difficoltà, ma ora normalizziamo anche la possibilità di chiedere e di ricevere aiuto.

Non è scritto da nessuna parte che l’esperienza scolastica debba essere terribile.


scrivici: scuola@pipera.it
chiama Alessandro Pittau: 389 01 111 03



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